PORTO PINO e tutta la costa sino a Capo Teulada
Grafica Porto Pino dall'altoPorto Pino è una delle più belle località di mare della Sardegna meridionale. Situata nel basso Sulcis, appartiene in parte al comune di Sant'Anna Arresi (prima spiaggia e metà della seconda) e in parte al comune di Teulada (altra metà della seconda spiaggia e dune di sabbia). Si affaccia sul Golfo di Palmas, compreso tra l'isola di Sant'Antioco e Capo Teulada (terraferma più meridionale della Sardegna). Due grandi spiagge di sabbia bianca della lunghezza complessiva di circa 3,8 Km (compresi molo centrale e dune) formano un grande arco, delimitato da un lato dal complesso di grandi dune di sabbia bianca (uno dei più alti e imponenti della Sardegna) e dall'altro dal canale adduttore dei retrostanti stagni e da una serie di splendidi promontori rocciosi e pinete.
Link a cartine per raggiungere Porto PinoLink ai nomi di spiagge e cale di Porto Pino e zona sino a Capo Teulada sulla foto satellitare Google EarthPorto naturale usato da millenni come luogo naturale d'approdo per la sua posizione favorevole e la vicinanza con Sant'Antioco (l'antica città fenicia di Sulci), la zona di Porto Pino fu probabilmente abitata dai fenici (che cominciarono a sfruttarne la costa come cava d'arenaria), quindi dai punici e successivamente - come tutta la Sardegna - fu oggetto di dominazione romana. Il nome Porto Pino (scritto staccato; è errata e purtroppo diffusissima la versione Portopino) appare già nelle più antiche carte geografiche della Sardegna. Già nel '700 fu sede di una salina (attestato da carte di fine XVIII secolo). Di grande interesse naturalistico grazie alla presenza di un complesso di stagni a ridosso delle spiagge, di una rara pineta naturale di pino d'aleppo (che cresce spontaneo solo qua e nell'isola di S.Pietro), dello straordinario complesso di alte dune e di un ambiente in parte incontaminato, d'estate diviene una delle mete privilegiate dei bagnanti del Sulcis e di turisti provenienti da tutta Europa. Sono presenti un campeggio (praticamente dentro la prima spiaggia, ombreggiato da pini d'aleppo), un villaggio vacanze, una piccola spiaggia animal friendly riservata ai cani, vari hotel e Bed & Breakfast, bar, ristoranti e pizzerie, alcuni negozi, un diving (centro per immersioni subacquee con bombole, corsi, snorkeling), stabilimenti balneari completi, noleggi di gommoni, moltissime case e ville private e naturalmente la NOSTRA SCUOLA VELA. La località non è costituita solo dalle spiagge ma, considerata nel suo insieme, offre le scogliere di Candiani e Punta Menga, le piccole spiagge bianche di Porto Pineddu (Pinetto) e Sa Bua. Spingendosi poco a nord, l'insenatura di Cala Su Turcu e la spiaggia di Cala Sa Barracca (altrimenti detta Portu 'e su Trigu). Inoltre, chi ha la possibilità di usare una barca, d'estate può visitare le selvagge coste dell'enorme poligono militare di Capo Teulada (che inizia dalle dune di sabbia e finisce a Portu Tramatzu), caratterizzata dall'assenza totale di edifici, e le sue spiagge bianche.
Le spiagge
Grafica delle gallerie di foto delle spiagge di Porto PinoLa spiaggia è un'unico grande arco di 4 Km ma la consuetudine porta a suddividerla in due: la prima e la seconda, separate da un vecchio molo di massi e calcestruzzo che sino a qualche decennio fa ancora proteggeva uno dei canali adduttori dello stagno retrostante.      La prima spiaggia è la più corta (circa 535 metri) e più frequentata grazie alla vicinanza con i parcheggi, la strada e il campeggio (all'interno del quale si può calcare la sabbia della spiaggia stessa). Appartiene per intero al comune di S.Anna Arresi. Durante la stagione estiva è dotata di servizi d'ombreggio, noleggio natanti, chioschi, salvamento a mare e anche sede della piccola concessione della nostra sezione LNI, attrezzata di corrodoi di lancio e sfruttata per il ricovero delle barche a vela e lo svolgimento dei corsi. La sabbia, in prevalenza di colore grigiastro, è molto compatta e purtroppo in forte diminuzione a causa dell'erosione e del fatto che tende ad accumularsi nella pineta retrostante, formando piccole dune a ridosso della pineta. La prima spiaggia è soggetta a mareggiate di libeccio (in inverno e primavera) che talvolta provocano accumulo di enormi quantità di foglie morte di posidonia (chiamate comunemente ma impropriamente "alghe") tanto da renderne necessaria, in alcune annate, la rimozione con mezzi meccanici permettere la fruizione della spiaggia d'estate da parte dei bagnanti. Posidonia che, ricordiamo, in grandi quantità è indice di grande pulizia e salute del mare che la ospita e, accumulata sulla spiaggia, è del tutto naturale, anzi, riveste un importante ruolo di protezione e nel consolidamento della spiaggia e il fastidio che provoca è solo di natura estetica e la sua rimozione, comunque necessaria per favorire un'economia di carattere turistico, favorisce qua - come in qualsiasi altra spiaggia - l'erosione dell'arenile.       La seconda spiaggia è molto più estesa e stretta ed ha la sabbia molto più bianca. Divisa a metà tra i comuni di S.Anna Arresi (CI) e Teulada (CA), è lunga 2150 metri (misurati dal molo all'inizio delle dune) oppure circa 3,15 Km se vi si comprendono le dune stesse (anche se si tende a considerarle come parte a sé stante, quasi una "terza" spiaggia lunga un migliaio di metri). Assieme alla sua pineta, forma la sottile striscia di terra e sabbia che separa gli stagni dal mare, che qua è ancora più cristallino. Sino a qualche decennio fa, la "seconda" rimaneva quasi deserta anche d'estate a causa della lunghezza e della mancanza di accessi diretti e servizi, mentre ora è frequentata molto di più per via della crescente presenza di ombreggi e chioschi e soprattutto in virtù di un accesso diretto che, attraverso gli stagni, porta le automobili a poche centinaia di metri dalle dune. Da questa spiaggia si vedono completamente, all'orizzonte, la vicina isola di Sant'Antioco e i due isolotti della Vacca e del Toro. Verso la fine della spiaggia, presso canale adduttore dello stagno quasi sempre chiuso (sono tuttora presenti dei ruderi di strutture di pesca e di canalizzazione) la spiaggia si allarga considerevolmente e iniziano le dune. In questa parte della spiaggia, meno ridossata della prima e più direttamente esposta al moto delle onde, si trovano moltissime conchiglie e, quando sopravvivono al calpestio dei bagnanti, i caratteristici fragili e candidi gusci di ricci di prateria (spatangi); inoltre, non è raro incappare in legno portato dal mare, e in alcuni tratti è realmente abbondante la presenza sulla battigia di minutissimi frammenti di conchiglie e corallo accumulati dalla risacca, che la colorano di rosa.       La spiaggia animal friedly, lunga circa 40 metri, si trova interamente all'interno del molo tra la prima e seconda spiaggia. È un'area gratuita riservata ai cani, istituita nel 2011 dal Comune di S.Anna Arresi in collaborazione con la Lega Nazionale per la Difesa del Cane.
Le dune di sabbia, Is arenas biancas o sabbie bianche
Grafica delle gallerie di foto delle dune di Porto Pino dall'altoLe dune di sabbia bianca, Is Arenas Biancas nella denominazione ufficiale, oppure Sabbie Bianche (cartografia IGM) ma spesso dette semplicemente dune (o, familiarmente, montagne di sabbia) iniziano a circa 2,15 Km dal molo tra le due spiagge e si estendono per circa 1000 metri. Vero simbolo di Porto Pino, appartengono interamente al comune di Teulada (CA) come parte della spiaggia che le precede. Alte (stima approssimativa, una ventina di metri) e costituite da granelli di una sabbia realmente candida e abbagliante, molto sottile, di origine quarzosa, sono state create in millenni dall'opera combinata del maestrale (dominante, nella zona) e la presenza degli arbusti che, con le loro radici, favoriscono l'accumulo progressivo della sabbia. Sono contenute nel grande poligono militare interforze di Capo Teulada (instituito nel 1964) e di conseguenza sono inaccessibili (dune e spiaggia antistante); sino ai primi anni '80 del XX secolo erano ancora presenti cavalli di frisia e filo spinato che interrompevano nettamente la spiaggia ma ciò non ha mai impedito una certa frequentazione estiva, malgrado il divieto. È da notare che sino agli anni '90 la fine della II spiaggia e le dune erano, contrariamente ad oggi, una zona abbastanza solitaria in quanto raggiungibile solo a piedi e non di rado si incontrava qualche naturista che approfittava della relativa quiete. Dalla metà degli anni 2000 è stato liberalizzato in estate l'accesso alla spiaggia (un tratto di 800 metri) ma non alle dune stesse: il divieto di salirci sopra è permanente, dovuto sia dalla possibile presenza di residuati inesplosi sepolti sia al tentativo di preservare l'ambiente naturale delle dune stesse. Dal 2007 è stato eccezionalmente aperto un accesso (a pagamento) diretto che porta le automobili in prossimità delle dune attraverso la zona militare stessa, con entrata sulla strada provinciale tra S.Anna Arresi e Teulada. Nonostante il camminare sopra le dune sia sempre stato fatto con naturalezza dai bagnanti (arrampicarsi almeno una volta sulla sommità per contemplare un panorama ineguagliabile e scattare fotografie è sempre stato un rituale irrinunciabile, a Porto Pino), dal 2008 tale divieto si è inasprito per via di sorveglianza assidua e severa (in precedenza, inesistente). Vi abbondano spettacolari ginepri secolari, piante come sparto (giunchi), calcatreppola (il caratteristico arbusto spinoso che cresce sulla sabbia) e l'euforbia; talvolta riemergono dalla sabbia scheletri di tronchi di pini e ginepri sepolti da secoli. Dietro il complesso di dune e di ginepri inizia sul vero senso della parola (alto muro e filo spinato) il poligono militare di Capo Teulada (un tempo noto come C.A.U.C., Centro Addestramento Unità Corazzate; ora vi è di stanza il 1° Reggimento Corazzato), sfruttato per quasi tutto l'anno da forze internazionali NATO per addestramento e guerre simulate, nel quale è possibile incontrare diverse tipologie di terreno e di costa. Anche sulle dune, se si sceglie di infrangere il divieto e di salirvi sopra, occorre fare comunque attenzione alla possibile - comunque rara - presenza di residuati di vecchie esercitazioni, riportati in superficie dai cambiamenti operati dal vento (sino ad almeno venticinque anni fa era possibile talvolta vedere qualche blindato o cingolato transitare sulle dune anche d'estate). Altra caratteristica è la presenza di miriadi di grossi ciottoli di granito scuro, levigatissimo, con cui è tradizione (da molte persone considerata comunque uno sfregio estetico) di comporre gigantesche scritte visibili da lontano. Le dune si riconfigurano continuamente, di anno in anno. Alcuni decenni fa tempo erano più alte e concentrate, ora (anni '10 del XXI secolo) sono più estese come ampiezza e leggermente più basse. È opinione corrente che stiano sempre peggiorando in tal senso e si stiano abbassando sempre più, ma consultando le fotografie degli ultimi 50 anni si vede che i cambiamenti sono abbastanza ciclici e ci sono state annate in cui le dune erano basse e più estese in lunghezza esattamente come lo sono ora.
La pineta e la batteria Candiani, Portu Pineddu (o Porto Pinetto), Cala Su Turcu/Portu 'e su Trigu
Grafica delle gallerie di foto delle località Candiani, Punta Menga, Porto Pinetto etc. Porto PinoPunta Menga e Candiani - Dal canale, che delimita destra (guardando il mare) la prima spiaggia, verso destra comincia una costa rocciosa (in prevalenza d'origine sedimentaria: dolomie, arenaria, calcare) ricoperta da una rigogliosa e fitta pineta. Nella prima punta, Punta Tonnara, a livello dell'acqua si trova la Grotta dei Baci (nome locale), sovrastata da un gradino di roccia alto circa 13 metri e usato da improvvisati tuffatori in relativa sicurezza grazie alla profondità dell'acqua, circa 6 metri. Dopo questa punta, compresa tra l'altra grande punta (Punta Menga) si estende una costa rocciosa abbastanza bassa con vari accessi diretti all'acqua, zona nota come "Candiani". Il nome deriva dalla batteria antiaerea-antinave intitolata all'Ammiraglio Camillo Candiani situata sopra Punta Menga. Sono ancora visitabili le piazzole dei giganteschi cannoni 120/45, i bunker e le trincee scavate nella roccia e sono facilmente visitabili e in ottime condizioni centinaia di metri di tunnel sotterranei che collegano le varie parti dell'istallazione militare. La batteria fu costruita nel 1935 dalla allora Reale Marina durante un'ingente opera di fortificazione costiera della Sardegna meridionale (in vista di un futuro conflitto) e doveva proteggere il porto di Sant'Antioco - da là perfettamente visibile - dalle incursioni dei bombardieri e da un'eventuale sbarco navale. Altre informazioni in questo sito. Le ex strutture militari presenti all'interno della pineta, un tempo adibite a Colonia Marina, sono in avanzata fase di riqualificazione (2012) da parte del Comune di S.Anna Arresi per finalità turistiche e didattiche. Presso Punta Menga, nei dintorni di una delle piazzole di tiro della Candiani è plausibile situare la Torre costiera di Porto Pino, completamente distrutta in epoca imprecisata, citata in documenti del 1785. La costa di Candiani è in alcuni punti bassa e accessibilissima da terra attraverso la pineta e numerosi sentieri, anche in automobile sino a poche decine di metri dal mare, e per questo è frequentata da bagnanti e subacquei. La costa dopo Punta Menga, alta e accessibile con difficoltà, è meta di pescatori a canna, pescatori subacquei e appassionati di immersioni con bombole. Il fondale, ricco di anfratti e fondale di tipo grotto, scende sino ad una piana di 23-25 metri di posidonia attraverso spettacolari canyon (sui 17-20 metri), spesso comunicanti tra loro attraverso cunicoli visitabili e abitati da varie specie di pesci (saraghi, cernie, orate) e di organismi vari (spugne, alghe, briozoi, ascidie, vermi di tanti tipi (spirografi, bonellie), molluschi e qualche nudibranco) e pesci di passo (cefali, ricciole, lucci). Al largo di Punta Tonnara e Punta Menga sono presenti alcune grosse vecchie ancore metalliche di periodo imprecisabile e alcuni relitti di varie epoche, dai fenici al medioevo, difficilmente localizzabili.

Porto Pineddu/Pinetto e Cala Sa Barracca (Portu 'e su trigu) - Dopo l'alta costa di Punta Menga si apre una piccola e bellissima spiaggia di sabbia bianca, chiamata Portu Pineddu o Porto Pinetto. La questione del nome appare curiosa: a partire dagli anni 2000 la segnaletica comunale ha cominciato ad usare invariabilmente il nome sardo Portu Pineddu in luogo del precedente Porto Pinetto (quest'ultimo, riportato in tutta la cartografia IGM e derivato dal fondamentale Atlante di Alberto La Marmora, 1839-45; si può ipotizzare che il generale abbia tentato di adattare in italiano il toponimo sardo). Nell'uso locale Pinetto e Pineddu si equivalgono (mentre appare più incerto il Porto Pineto che talvolta si riscontra in un quotidiano e di conseguenza usato per iscritto da qualcuno in rete, probabilmente traduzione in italiano di pinèdu (pineto/pineta) ma privo di riscontri concreti); una guida turistica ha ribattezzato la spiaggia cala di Punta Menga (termine mai riscontrato nell'uso locale nč nella cartografia ufficiale). La zona è sposta al maestrale e conseguentemente assai riparata dallo scirocco. La spiaggia viene ciclicamente distrutta e ricreata dalle mareggiate invernali di libeccio. Una serie di case private poco distanti dal mare caratterizza questo tratto di costa, che alterna sabbia (la cosiddetta Spiaggia dei Francesi, o Sa Bua secondo un certo uso locale il cui etimo è dibattuto), rocce basse, qualche promontorio, sino alla cala di Cala Sa Barracca (così denominata dalle carte IGM e nautiche), nota e segnalata localmente come Portu 'e su Trigu, passando per l'insenatura rocciosa Cala 'e su Turcu. In questa zona, proprio a ridosso del mare, abbondano vigne su terreno sabbioso le cui pregiate uve vengono lavorate dalla Cantina Sociale di Santadi e dalla Cantina Mesa di S.Anna Arresi per la produzione di varie tipologie di vino Carignano del Sulcis
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Oltre Porto Pino, la costa di Teulada: verso Cala Piombo
Grafica delle gallerie di foto della costa di Cala PiomboLa costa che inizia dalle dune in poi, in territorio di Teulada, prima bassa poi via via crescente in altezza, è inaccessibile per tutto l'anno e aperta al solo transito delle imbarcazioni (comunque vietato permanentemente lo sbarco e l'ancoraggio) poichè in zona militare; dopo varie spiaggette di sabbia o ciottoli (Cala Passo a Mare, S'Arrespiglia, Zafferaneddu, Perda Rosa, Punta delle Canne) e calette incastonate nelle falesie di rocce vulcaniche (Cala Beppe Podda), culmina con la punta di Cala Piombo, che è la ben punta che chiude l'orizzonte a sinistra, guardando il mare dalla spiaggia di Porto Pino. Presso la punta di Cala Piombo è presente un relitto di una piccola nave da pesca di metallo (su un fondo di 7-15 metri), affondata - a quanto si dice - negli anni '70 del XX secolo. Le rocce di Cala Piombo sono di origine vulcanica (andesiti basaltiche, porfidi, rioliti) e presentano molte grotte a livello del mare, una delle quali abbastanza larga e profonda da essere visitabile in barca. Le alte falesie a strampiombo (da cui, si suppone, il nome, presente già nelle carte settecentesche) sono abitate da uccelli di varie specie, protetti dall'inaccessibilità del luogo. È presente il rudere di un'antica torre costiera (sul crinale) e, vicinissimo al mare (presso Punta delle Canne), il rudere del nuraghe Turritta. Presso la punta di Cala Piombo il fondale scende rapidamente sino ai 30 metri molto vicino alla costa. Si trovano pesci e organismi marini di ogni tipo, soprattutto cernie e anche pesce di passo e pelagico; può capitare l'incontro con ricciole o tonni. Sott'acqua, non è raro imbattersi in qualche residuato bellico e resti di antichi naufragi (innumerevoli cocci d'anfora). Inoltre, è presente il relitto (completamente distrutto) di una barca a vela tragicamente affondata nel 2007.       La Secca di Cala Piombo - A circa mezzo miglio dalla punta di Cala Piombo si trova la secca di Cala Piombo, spettacolare formazione rocciosa piramidale col cappello a circa 2 metri (sulla carta nautica, 1,3m) dalla superficie e base a 36 metri. Meta da sempre di pescatori subacquei (è possibile fare degli incontri con pesci di taglia enorme) e di appassionati di immersioni con bombole, nonchè di pescatori al bolentino, è - come tutta la costa tra le dune e l'Isola Rossa - contenuta nella zona militare con le ovvie restrizioni del caso (e per questo non č citata nei libri dedicati alle immersioni in Sardegna). La secca è in una posizione pericolosa; si trova proprio nella zona in cui tende a transitare chi doppia Cala Piombo in direzione di Porto Pino, Porto Botte o Golfo di Palmas, e per questo è stata sede di antichi naufragi, e sicuramente di almeno di uno di epoca imperiale romana: infatti, il fondo è disseminato di cocci d'anfora (ma ormai rimane assai poco a causa del saccheggio degli ultimi 40 anni) e i reperti anforacei e altri rinvenimenti (per esempio, un contrappeso di pietra per antichi attrezzi per la pesca del corallo) sono citati nei manuali di archeologia subacquea (per approfondire l'argomento archeologia subacquea a Porto Pino, clic qua.
Grafica delle gallerie di foto subacqueeLa secca di Cala Piombo dal punto di vista naturalistico è un vero e proprio concentrato degli organismi diffusi in questo tratto di mare. A parte pesci (anche di taglia), molluschi e crostacei (un tempo abbondanti e ora in fortissima diminuzione a causa di una pesca sconsiderata), si trovano tantissimi tipi di spugne incrostanti multicolori, briozoi, ascidie, molluschi, ofiure, ricci a spina lunga, spatangi, molluschi e conchiglie di tutti i tipi, falso corallo, vermi e spirografi e soprattutto molti nudibranchi (flabelline, corifelle, vacchette di mare, hypselodoris picta etc.). La corrente è spesso molto forte in superficie, soprattutto col mare in scaduta, mentre sott'acqua è si riesce di norma a contrastarla senza problemi grazie alla conformazione del cappello e alla possibilitā di stare sempre molto vicini alla roccia, soprattutto nelle fasi di risalita. La secca è praticamente priva di posidonia quindi tutti gli organismi sono visibili facilmente e, in certe zone riparate, letteralmente colorano la nuda roccia. La secca è disseminata (a Nord) di cocci d'anfora d'epoca romana (come già ricordato, si trova in una posizione pericolosa e sicuramente ha causato svariati naufragi) e purtroppo è piena di corpi morti per palamiti e reti (di solito, blocchetti da costruzione), filaccioni e soprattutto vecchie reti e nasse abbandonate, che diventano inutile trappola mortale per pesci e crostacei. Sono presenti anche alcune grosse ancore di metallo.
Oltre Porto Pino: la costa di Teulada, da Cala Piombo a Capo Teulada e Porto Zafferano
Grafica delle gallerie di foto della costa da Cala Piombo sino a Capo Teulada e Porto ZafferanoDopo la punta di Cala Piombo, la baia di Cala Piombo offre spettacolari spiaggette completamente inaccessibili da terra (è comunque vietatissimo sbarcare a terra anche dal mare, essendo tutto in zona militare) incastonate in alte rocce vulcaniche di colore scuro. Vicino alla baia di Porto Cogolidus (o Cogorus e altre varianti simili nell'uso locale) sono alcune brevi grotte a fondo cieco a livello dell'acqua visitabili a nuoto. Poco dopo c'è Cala Aligusta, bellissima insenatura di sabbia grossolana incastonata tra punta Aligusta e Capo Teulada, ridosso preferito da barche a vela e yacht grazie alla posizione riparata e al fondale basso e sabbioso, molto limpido. Presso la punta, è presente una grotta subacquea ampiamente visitabile che parte da circa -12m sino a circa -20m. A questo punto inizia il grande Capo Teulada, enorme e antichissimo massiccio calcare a stapiombo sul mare alto 223 metri nel suo punto massimo, di straordinario effetto. Punta meridionale della Sardegna, crocevia di forti correnti e di ogni tipo di vita marina, offre uno spettacolo impareggiabile nelle poche giornate di bonaccia quando è possibile stazionare sotto le pareti a strapiombo, che entrano sott'acqua con la medesima pendenza. Il fondo passa quasi subito a 40 metri e, allontanandosi di qualche decina di metri dalla parete, arriva alla sabbia dei 50/60 metri. Offre spettacolari immersioni. Tutta questa zona, accessibile solo ed esclusivamente via mare, è meta dei diportisti provenienti da Porto Pino e dal vicino Portu Tramatzu e porto di Teulada, nei periodi (estivi) in cui è possibile transitare. Appena dopo le pareti verticali di Capo Teulada, verso est, si trova Cala Galera (o Galeotta, nelle antiche carte), dalle alte pareti e ridossata totalmente dal maestrale, quindi una successione di pareti e punte (la grande Punta di Levante) che, abbassandosi d'altezza, ritorna al livello del mare nella straordinaria spiaggia bianca di Porto Zafferano (n.b. come da cartografia ufficiale; non "Cala Zafferano/a o altre improbabili varianti recenti), impareggiabile gioiello, che deve il suo nome attuale probabilmente al colore che assume la battigia in virtù dei frammenti di corallo e conchiglie, molto abbondanti (nelle antiche carte è chiamata Cala Brigantina, nome che nelle carte moderne è attribuito ad una piccola cala a Sud). La spiaggia finisce con Punta Zafferano, sormontata dall'antica torre costiera (1601) di Porto Scudo (o Scuro). Consultando una qualsiasi carta (o, meglio, le foto satellitari), è facile constatare che P.Zafferano dista poche centinaia di metri da P.Cogolidus in linea d'aria, essendo parte di uno stretto e basso istmo dunoso, chiamato Bocca Corti (non un vero e proprio tombolo ma quasi) che rende il grande Capo Teulada quasi un'isola. Per questo motivo P.Zafferano, pur non lontanissimo in linea d'aria (poco più che la punta di Cala Piombo), si raggiunge da Porto Pino solo dopo una navigazione di almeno 9,20 miglia nautiche (in pratica, il doppio!), essendo necessario il periplo dell'intero Capo. Davanti alla spiaggia di P.Zafferano, su un fondale sabbioso di -23 metri, giace il notissimo relitto della motonave "Dino", ex mercantile usato come bersaglio fisso e affondato nel 1973 in seguito ad una mareggiata, frequentato - quando possibile - luogo d'immersione, citato in tutti i libri sull'argomento. Per tanti anni a Porto Zafferano è in agosto è tollerata - in agosto - l'attivitàv; di diporto e la visita della spiaggia (tutte cose proibite in quanto terreno militare) Dall'agosto 2014 la spiaggia è diventata praticamente inavvicinabile a causa di un giro di vite delle autorità militari in seguito a (controproducenti nei modi) polemiche sui social network (che hanno raggiunto il livello nazionale).
Al largo di S.Antioco: le isole La Vacca e Il Toro
Grafica delle gallerie di foto delle isole del golfo di Palmas, La Vacca e il ToroI curiosi nomi delle tre isolette figurano già nell'Atlante di Mercatore (1589) e per questo si suppongono d'origine assai antica. A 11.2 miglia nautiche in linea retta dalla spiaggia di Porto Pino e a quasi 6 miglia dall'isola di S.Antioco si trova la remota isoletta de IL TORO, di nuda roccia vulcanica grigia e levigata (rioliti e daciti, affini alla zona di Cala Sapone a S.Antioco). È alta 112 metri e quasi del tutto priva di vegetazione (tranne arbusti a macchia mediterranea che in inverno, in alcune zone della sommità, ne inverdiscono il profilo visto dall'alto). I suoi fondali, che raggiungono abbastanza bruscamente quote di 50 metri e oltre, sono ancora abbastanza popolati di pesce e validi per la pesca di tutti i tipi e per immersioni subacquee. Sulla sua sommità operava (ora segnalato come non funzionante sul sito stesso della Marina Militare) un fanale bianco ad alimentazione fotovoltaica con stretto settore rosso (6°) visibile dall'isola La Vacca (la cui la sua funzione è segnalare la prossimità di quest'ultima a esce dal porto di S.Antioco). L'isola è priva di approdi protetti e dispone solo di un vecchio e malridotto molo in muratura.. Nell'isola nidifica un'importante colonia di Falchi della Regina e prospera una lucertola (Podarcis tiliguerta toro) la cui sottospecie (toro) deriva appunto dalla sua presenza in quest'isola. L'isola LA VACCA, più grande, dista invece circa 6 miglia da P.Pino e si trova a poco più di un miglio da Capo Sperone, la punta meridionale dell'isola di S.Antioco. Come Il Toro, non ha approdi diretti, salvo un vecchio molo di muratura e calcestruzzo in rovina, con una scalinata diroccata ma praticabile che porta sulla sommità. Sebbene dal profilo arrotondato in sommitàm le rocce vulcaniche andesitiche, trachitiche, basaltiche e porfiree delle sue ripide falesie le conferiscono un aspetto tormentato e affine, visivamente, alla costa di Capo Sperone (S.Antioco) e, anche se meno, a quella di C.Piombo. Meno "nuda" del Toro grazie a bassi cespugli di macchia mediterranea, è popolata da numerose colonie di uccelli (in prevalenza cormorani) e, volendo credere a quanto si racconta, da numerosi ratti. I fondali in prossimità dell'isola sono di modesta profondità (una ventina di metri) ed estremamente battuti dai pescatori, anche se nel lato sud-ovest non mancano punti d'immersione interessanti (franate di rocce che creano parecchio grotto sul fondo, e la secca Salidu, affiorante a qualche decina di metri dall'isola). Sulla punta de La Vacca si trova anche lo scoglio de IL VITELLO, di modeste dimensioni ma sufficiente a completare la curiosa triade "bovina". È separato da La Vacca da alcuni bassi fondali. Bersaglio di tiri d'artigleria navale tra il XIX e il XX secolo (stando a quel che si dice), ne reca tuttora alcune tracce (grossi proiettili conficcati nella roccia).
Il canale e gli stagni
Grafica delle gallerie di foto del canale e degli stagni di Porto PinoIl canale - Foce naturale del complesso di stagni di Porto Pino, nella prima metà del XX secolo ha subito (come tutto il complesso di stagni) delle serie modifiche rispetto al suo corso naturale; è da sempre usato per l'ormeggio delle barche da pesca e dai diportisti. Sfocia delimitato da un molo di pietra (il "primo molo") ma tende a riempirsi di sabbia, rendendo necessaria circa ogni decina d'anni una certa manutenzione (dragaggio) per ripristinare un fondale compatibile col pescaggio delle barche da pesca. Dal 2004 è oggetto di una grande opera di riqualificazione, che ha portato al completo banchinamento delle rive, alla costruzione di un ponte pedonale e di una diga foranea (o scogliera frangiflutti) esterna, lunga un centinaio di metri e posta perpendicolarmente alla bocca del canale, segnalata di notte da un fanale rosso lampeggiante. Quest'ultima opera, completata all'inizio dell'estate 2011, ha il fondamentale scopo di smorzare i marosi di libeccio durante l'inverno e quindi proteggere le barche ormeggiate (sia i pescherecci sia i natanti da diporto) e le opere murarie stesse, che in passato hanno subito gravi danni. La regolamentazione dell'ormeggio dei diportisti è affidata all'Associazione Candiani-Porto Pino, società a partecipazione del Comune di Sant'Anna Arresi. Per eventuali richieste di ormeggio si prega di contattare direttamente il detto Comune attraverso il suo sito istituzionale.
Gli stagni - Sono una componente fondamentale di Porto Pino e formano un complesso di zone umide di rilevanza regionale. Stagno di Maestrale, Is Brebeis, Porto Pino, Stagno del Corvo hanno una profondità che raramente supera il metro e sono concessione di una cooperativa di pescatori. Il ricambio d'acqua è garantito da un complesso di paratie che favoriscono i naturali (modesti) cicli di marea tra canale e stagno e, soprattutto, dall'opera attiva di un'idrovora elettrica. Gli stagni fungono anche da fondamentale punto d'ingresso a mare e primo bacino d'evaporazione per la salina di Sant'Antioco (un tempo salina di Stato, ora di proprietà privata), a cui l'acqua arriva dopo essere transitata negli altri stagni costieri (Baiocca/P.Botte/Mulargia), spinta da stazioni di pompaggio lungo canali e condotte. Gli stagni sono un ecosistema umido importante grazie alla presenza di varie specie di uccelli (fenicotteri rosa, folaghe, cavalieri d'Italia, aironi, garzette egrette, piro piro etc.) ed un caratteristico ambiente vegetale (la caratteristica e ben riconoscibile salicornia, che cresce ovunque, lungo le rive). Vi si allevano varie specie ittiche (spigole, muggini etc.) e la pesca è riservata ad una cooperativa concessionaria (è vietata a chiunque altro).
Sant'Anna Arresi
A 6 KM dal mare si trova il paese di Sant'Anna Arresi, di circa 2700 abitanti, appartenente alla provincia di Carbonia-Iglesias, di cui Porto Pino (inteso come nuclei abitativi, prima spiaggia e parte della seconda etc.) è frazione. Punto di riferimento per gli abitanti e i villeggianti di Porto Pino per la presenza di servizi e negozi, reca tracce archeologiche importanti, tra cui una fonte nuragica, il caratteristico e famoso nuraghe Arresi che sorge al centro dell'abitato, accanto alla chiesa di Sant'Anna, il villaggio nuragico di Coi Casu (appena fuori dall'abitato, lungo la strada verso P.Pino) e vari nuraghi sulle colline retrostanti. La piazzetta del nuraghe è salita alla ribalta internazionale perchč ospita dal 1985/6 l'iportante festival jazz Ai confini tra Sardegna e Jazz, conosciuto anche come Sant'Anna Arresi Jazz, che ha ospitato alcuni tra i più importanti jazzisti a livello mondiale (D.Gillespie, M.Petrucciani, P.Metheny, O.Coleman e tanti altri) e che ogni anno attira turisti a Sant'Anna Arresi, Porto Pino e dintorni.
Numeri di telefono e indirizzi utili di Porto Pino e Sant'Anna Arresi